mercoledì 23 gennaio 2013

"The Impossible" - Recensione in anteprima

Al cinema dal 31 gennaio 2013


Una tragedia familiare. Neanche tanto tragedia.


Silenzio. Tanto silenzio. Anche prima che avvenga il disastro, lo tsunami (l'Impossibile) colpisce la mancanza di dialoghi coinvolgenti e la volontà del regista di lasciare parlare le immagini: bambini felici, regali di natale, fondali esotici. Lo spettatore, in attesa, avverte i presagi dell'imminente dramma, ma pare che anche i personaggi siano misteriosamente inquieti (ma perché? Perché quel romanzo di Conrad continua a perdere pagine? Al posto loro mi godrei la vacanza da sogno!). Finalmente (perché pare che non aspettino altro) arriva l'atteso Tsunami: si poteva fare di più riguardo agli effetti speciali?io credo di sì. Il film è tratto dalla storia vera di una famiglia spagnola, la cui nazionalità non viene mai accennata nella pellicola (forse solo nella versione italiana?), anzi, il nonno Brian dall'altra parte del mondo e il cognome Bennet lasciano pensare a tutt'altro luogo di provenienza. Ma deduco che non sia un dato importante. Questa è tuttavia l'unica scelta in direzione universalizzante che il regista Juan Antonio Bayona compie: tutto il film è infatti basato solo sul dramma familiare di cinque personaggi (genitori e tre figli maschi di età tra i 5 e i 12 circa) in vacanza in Thailandia per il natale del 2004.

SPOILER-TRAMA
Dopo il disastro naturale il nucleo si separa e lo spettatore è chiamato a seguire due vicende: quella di mamma e figlio maggiore che riescono a stare insieme, nonostante la donna sia gravemente ferita, e quella di papà e figli più piccini, tutti assolutamente incolumi, (i bambini in particolare non riportano neanche un graffio, tralasciando una scottatura per la quale si lamentano per meno di 10 secondi). Il padre, messi (più a meno) al sicuro i figlioletti, utilizzerà tutte le sue forze per ritrovare primogenito e moglie, la quale dovrà lottare tra la vita e la morte.
FINE SPOILER

Il silenzio di tutta la prima parte, e che accompagnerà lo spettatore per tutte le due ore, non viene davvero mai controbilanciato, neppure nelle scene nell'ospedale. L'azione si esaurisce con la dipartita dello tsunami e le scene successive sfoggiano la loro lentezza lacrimevole. Il dolore, la disperazione, l'abbandono e la morte toccano i protagonisti solo in brevi momenti, e comunque non riguardano MAI gli indigeni, che si trovano nel loro limbo, si comportano come misteriosi angeli esotici o  camerieri d'albergo al servizio dei turisti, non come esseri umani toccati personalmente da una immane catastrofe naturale.
Si poteva fare di più, si poteva dare più spazio alla vera disperazione, al vero dolore, mostrare non solo in brevi scorci gli ospedali gremiti di persone. Il reale rumore della distruzione naturale, della disperazione e delle ferite è stato scartato per dare spazio ad silenzio che commuove il pubblico, che lo fa entrare nei panni dei protagonisti e del loro momentaneo, breve e singolare dolore. Le premesse sono chiare e non ci si deve aspettare qualcosa di diverso: il film narra la storia di una famiglia colpita dallo tsunami ma non distrutta, anzi, in fondo neanche particolarmente scalfita da questa tragica esperienza. Cosa portano a casa i personaggi di questa esperienza? Un biglietto, un adesivo e una scritta col pennarello, ma quasi neanche un graffio. Si aggiunga una stucchevole enfatizzazione dell'aiuto nei confronti del prossimo, ed ecco una ricetta per la commozione, falsa, ottimista, riduttiva, parziale, a cui manca un buon bilanciamento di sangue, morte e individualismo.
Una storia troppo particolare, e un finale troppo lieto. Nel complesso il film manca di originalità e di ritmo.
Da notare qualche ripresa particolare (alcune scene in falso documentario durante i festeggiamenti del natale, ripresa all'altezza dei piedi di Ewan McGregor mentre sta iniziando la ricerca del figlio).
Gli attori sono comunque apprezzabili, Ewan McGregor ha un volto che sprizza ottimismo da ogni poro e per farci intristire è costretto a piangere lui stesso, Naomi Watts eccellente, e ancora di più il figlio maggiore Lucas (Tom Holland).

Da vedere se: amate piangere davanti ad un film creato apposta per farvi commuovere (io e quasi tutta la sala lo abbiamo fatto), ma anche ricordarvi che c'è sempre speranza.

Da non vedere se: vi aspettate un film sullo tsunami, sulle regioni colpite, con ricostruzioni naturalistiche e storiche fedeli o con effetti speciali particolarmente interessanti.

Voto 6: per gli attori, e perché il suo lavoro lo fa, sa far commuovere.

2 recensioni che condivido:
-A.O. Scott, The New York Times: "The Impossible è più il racconto di una vacanza rovinata che non la disamina di una distruzione di massa."
-Ty Burr, Boston Globe: "Prendete uno dei peggiori disastri naturali della storia e riducetelo in un brutto giorno al Club Med."

Un errore evidente: anche in una produzione spagnola ritorna il solito errore: ricordiamo a regista e staff che gli svedesi non scrivono in inglese per comunicare tra di loro.